| outintherain` |
| | CITAZIONE domandina piccola piccola: 'dov'è il caro horan?' D: lo hai nascosto,eh? ùù horan lo vedrete in azione molto più in là. il signorino ha già un ruolo ben preciso uù comunque vi ringrazio per i commenti *---* ecco qui il primo capitolo, hope you like it (; CAPITOLO 1 Ottobre 2011 “Grazie ed arrivederci.” Ancora un ultimo sorriso ed è fatta. Un altro libro è stato venduto e un altro cliente ha lasciato la libreria Potter pienamente soddisfatto dell’acquisto appena fatto. “Noi andiamo Juliette.” I signori Potter, i proprietari del negozio, stavano indossando i cappotti per poter così tornare a casa. “Buona serata.” Sorrisi ai miei datori di lavoro. Lavoravo presso quella libreria da quasi quattro mesi, più o meno dalla fine della scuola. Joseph e Isabelle Potter erano due persone eccezionali, che riponevano piena fiducia in me. Non avevano figli, ma ho sempre pensato che sarebbero stati dei genitori eccezionali. “Sai, ieri Charlotte ha chiuso mezz’ora prima. Potresti farlo anche tu, tanto nessuno viene a comprare un libro alle otto di sera.” Sorrisi. “Credo che mi fermerò un po’ qui a leggere.” Una volta rimasta sola tornai a sedermi dietro al bancone, dove ad aspettarmi c’era Nicholas Sparks e l’ultimo capitolo di un suo travolgente libro. “Fine” sospirai quando anche l’ultima pagina del romanzo fu voltata. Dopo aver riposto il libro nello scaffale indirizzai lo sguardo verso il simpatico orologio a cucù appeso su una delle pareti. “8.25. È ora di chiudere.” Stavo indossando il giubbotto, quando l’inconfondibile suono della campanella, che si sentiva quando la porta d’ingresso veniva aperta, si udì nella stanza. “Puntuale come sempre, Liam.” Sorrisi al mio amico. “Che posso dire? Conosco a memoria le tue abitudini. A proposito: ecco la tua cioccolata calda!” Allungò verso di me un bicchiere bollente di cioccolata. “Liam Payne io giuro che un giorno di questi ti sposo.” Afferrai il bicchiere e iniziai a sorseggiare la mia amata cioccolata. Liam era il mio migliore amico, da sempre. Fin da piccoli eravamo inseparabili. Delle volte anche di più. “Giornata impegnativa?” Scossi la testa, mentre la serranda del negozio scendeva. “Sai, un giorno dovrai obbligarmi a leggere un libro” disse mentre portava il suo braccio destro intorno alla mia spalla e iniziava a camminare verso casa. Vivevamo insieme da un anno. Era stata un’idea di mio fratello Louis quella di riunirci sotto lo stesso tetto. “Liam, Liam, Liam” dissi ridendo “tu sei molto più intelligente di quello che vuoi far credere.” Mi voltai verso di lui e lo vidi sorridere. I suoi sorrisi erano una delle poche cosa che riuscivano ancora a mettermi di buon umore. Dopo la morte dei miei genitori tutto era diventato più difficile e Liam era una delle poche presenze sicure nella mia vita. All’improvviso mi scoccò un rumoroso bacio sulla guancia. “E questo a cosa lo devo?” dissi riferendomi al bacio. “Al fatto che stavi pensando di ringraziarmi per la mia costante presenza nella tua vita. Tranquilla piccola Tomlinson, non ti libererai facilmente di me.” Mi fece l’occhiolino. “Stupido” dissi colpendolo con un leggero pugno. Poco dopo arrivammo. “Siamo tornati” urlò mentre appendeva il cappotto nell’appendiabiti. “Dammi, faccio io” disse aiutandomi a sfilare il mio. “Grazie biondo!” dissi scompigliando la chioma della quale andava tanto fiero. Fin da piccola amavo mettergli in disordine i capelli. Lui me lo lasciava sempre fare, anche se sapevo benissimo che si infastidiva tantissimo quando qualcuno gli toccava i capelli. Mentre Liam sistemava i giubbotti, io andai in salotto, dove ero sicura di trovare il resto del gruppo. E infatti eccoli lì, mio fratello Louis e Zayn spaparanzati sul divano a guardare uno schiocco programma alla tv. “Buonasera coinquilini!” Mi buttai sul divano a peso morto, nonostante fosse occupato. “Prego, fai con comodo Julie!” Sentire Zayn borbottare era sempre uno spasso. “Di cattivo umore Malik?” Mi divertivo da matti a stuzzicarlo. “Julie lascialo stare” mi richiamò Louis. “Come vuoi fratellone!” dissi stampandogli un bacio sulla guancia. “Che si mangia per cena gente?” fu l’esordio di Liam nella stanza. “Harry è andato a comprare la pizza” disse Zayn alzandosi dal divano e andando verso la cucina. “Visto che ci sei, apparecchia!” esclamò Louis. Nonostante cercò di contenersi, i lamenti di Zayn si sentirono forti e chiari. Liam scoppiò in una leggera risata mentre occupava il posto ormai libero sul divano. Non appena si sedette mi sollevai per potermi rannicchiare meglio accanto a lui. Louis impiegò un po’ prima di accorgersi della situazione, poiché troppo preso dalla tv. “Ehi Payne! Giù le mani da mia sorella!” Liam si voltò verso di lui e lo guardò strano per poi stringermi ancora di più a lui. “Dai Liam smettila! Lo sai che è geloso della sua sorellina.” Questa voce l’avrei riconosciuta tra un milione di altre. “Harry!” esclamai alzandomi di colpo dal divano e correndo nella sua direzione. Gli buttai le braccia al collo non appena lo raggiunsi. “Ok, ok. Vacci piano Julie. Anche se tutto questo affetto non mi dispiace” mi disse ridendo, ricambiando però l’abbraccio. “Stupido, l’entusiasmo non è per te, ma per la pizza.” Gli feci la linguaccia, mentre afferravo lo scatolone che teneva ancora, non so come, tra le mani. Dalla zona divano partì una risata così forte che fece tremare le pareti. “Vedete che si fredda!” urlai agli altri per farli venire in cucina. In cinque minuti eravamo tutti e cinque seduti intorno al tavolo a mangiare e raccontare le nostre giornate, proprio come una famiglia. “Che turni fate domani?” chiese Zayn con la bocca piena di pizza. “Chiudi la bocca Zayn, mi stai sputando tutta la pizza addosso” protestò Harry. Quella scena fece ridere tutti quanti. “Io e Liam abbiamo il turno di pomeriggio.” Louis e Liam lavoravano insieme nel negozio di elettronica del centro commerciale lì vicino. “Io sono fuori tutta la giornata. Un collega mi ha chiesto di coprirlo per domani così ho il doppio turno.” Zayn faceva il commesso in un negozio dell’ Abercrombie nello stesso centro commerciale dove lavoravano Louis e Liam. “Io ho il turno di mattina” disse Harry prima di addentare un pezzo di pizza. Harry lavorava in un negozio di musica che si trovava proprio di fronte alla libreria Potter. “Anch’io” dissi mentre sorseggiavo la mia coca-cola. “Allora a Liam non dispiacerà se domani passo a prenderti io a lavoro al posto suo.” Il sorriso di Harry era sempre luminoso, ma quella volta nell’espressione sul suo volto sembrava esserci qualcosa di diverso. Sembrava fin troppo entusiasta dell’idea. “Per me va bene” riuscii a stento a dire. “A questo punto non sarò di certo io ad oppormi” concluse Liam, tirandomi un leggero colpetto da sotto il tavolo. Una volta finito di cenare i ragazzi si alzarono per andare in salotto a guardare la tv, dato che quella sera i piatti spettavano a me. Iniziai così a lavare il tutto in solitudine. “Che ne dici se tu lavi ed io asciugo?” Sobbalzai non appena sentii la stretta di Liam sul mio bacino. “Santo cielo Payne! Vuoi farmi morire d’infarto per caso?” Gli porsi un piatto in modo che lo asciugasse. “Credevo che ti piacessero le sorprese” disse facendo spallucce. Gli schizzai qualche goccia d’acqua sul viso, ma non reagì. Stranamente era diventato serio. “Allora domani torni con Harry.” Aveva lo sguardo perso nel vuoto, quasi gelido. “C’è qualche problema?” dissi porgendogli un altro piatto. “Mi sto solo preoccupando per te, tutto qui.” Improvvisamente mi sentii il suo sguardo puntato addosso. “Non c’è n’è bisogno” tagliai corto. “È solo che so benissimo quanto lui ti piace e non vorrei che, ecco” –fece una breve pausa- “non vorrei che tu ci rimanessi male o ti facessi qualche illusione.” Appoggiai il piatto che avevo in mano nel lavello e mi voltai verso di lui. “Ascoltami bene Liam. Sono diciotto anni che conosco Harry e fin’ora me la sono sempre cavata. Viviamo nella stessa casa da tanto tempo ormai è sto ancora bene. L’ho visto uscire con centinaia di ragazze, una diversa ogni due giorni. So benissimo che lui mi vede solo come un’amica. Anzi, so per certo che lui mi vede come una sorellina minore da proteggere. Quindi, se pensi che io possa farmi qualche illusione, stai tranquillo perché beh… -feci una breve pausa- non succederà.” Tornai al piatto che avevo lasciato, aspettando la risposta di Liam. “Scusami, io voglio solo il tuo bene.” “Lo so Liam, lo so” sussurrai. Gli porsi l’ultimo piatto, ma anziché asciugarlo lo prese e lo appoggiò sul ripiano della cucina. “Vieni qui, piccolina mia.” Mi afferrò per un abbraccio, attirandomi a sé. Appoggiai il volto sul suo petto, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia. “Mi piace quando mi abbracci” sussurrai. “E a me piace abbracciarti” disse baciandomi la testa e continuando a cullarmi in quell’abbraccio. Liam sapeva come farmi stare bene. Sempre.
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