| ×niäll |
| | ok di solito non scrivo mai capitoli così lunghi, ma questo mi è venuto così, probabilmente chi apre questa pagina penserà no troppo lunga, beh non posso obbligarvi a leggerla. Come tutti avranno già detto io ripeto che non so scrivere e la mia pagella ne è la prova di italiano faccio schifo, ma scrivere fan fiction mi ha sempre ispirato, perchè nessuno in fondo mi da un voto, detto ciò vi voglio augurare una buona lettura e spero vi piaccia, e aggiungo tre cose 1. Riferimenti a fatti cose e persone è puramente casuale, questa è una storia di invenzione e non ha fondamenti reali; 2. Non sono responsabili di mutamenti durante l'uso del prodotto. 3. Il suo dilemma si spiega con il tempo non da subito xD
Buona Lettura! ---
Here's my dilemma one half of me wants you and the other half wants forget my my my dilemma fom the moment I met you and I just can't get you out of my head and I tell myself to run from you but I found myself atractted to my dilemma my dilemma it's you, it's you
Capitolo 1
Sospirai. Ma non era un sospiro di quelli scocciati, o sorpresi o qualsiasi genere di sospiro possiate pensare. Sospirai perché finalmente era arrivato il giorno, aprii lentamente un occhio, avevo paura. Paura di cosa potevo trovare nella stanza con me, vidi la sagoma sfumata di un paio di palloncini, erano di quelli gonfiati a elio, con il numero 18 sopra insieme a delle scritte in stile Happy Birthday o cose simili. Sorrisi. Lasciai cadere una gamba fuori dal piumone verde che mi avvolgeva e sentii il parquet sotto i miei piedi, era caldo in quel punto, era esattamente sotto l’oblò della soffitta quindi era normale che fosse caldo, così caldo, visto il sole che vi era fuori. Il tipico sole estivo di luglio, si oggi era il 25 Luglio ed era il mio compleanno. Sorrisi finalmente avevo raggiunto i diciotto anni, avevo finito la scuola e potevo dedicarmi a ciò che mi piaceva di più. Viaggiare. C’era solo un problema, dovevo mettere da parte i soldi. Di malavoglia alzai la testa dal cuscino, e guardai l’armadio, il vestito che mamma voleva indossassi, era tipico da debutto in società, ma sono le sfortune dell’essere figlia di un ambasciatore credo, mi avvicinai all’enorme specchio al centro della stanza, grattandomi la testa, avevo una criniera al posto dei capelli, solitamente li piastravo, e li tenevo lunghi che ricadevano sulle mie spalle. Erano speciali erano di un tonalità tutta loro, erano quel colore che si trova perfettamente tra il castano chiaro e il biondo scuro, ed incorniciavano i miei occhi azzurri come lapislazzuli, si amavo i miei occhi, afferrai un matita dalla mia scrivania e la intrecciai tra i capelli formando uno chignon poi afferrai il vestito e lo provai sopra il pigiama per vedere l’effetto che faceva. L’aveva scelto mia mamma infatti non era per niente nel mio genere, era corto un palmo sopra il ginocchio, color crema senza spalline ma con le coppe per i seni ben delineate, che avrei probabilmente dovuto riempire di cotone data la mia poca materia prima, avevo si e no una prima, ma non mi lamentavo, vedevo il lato positivo quando mi baciavo con un ragazzo non dovevo schiacciarle fino a che non urlassero pietà o non dovevo tirare il collo come le tartarughe per raggiungere le labbra del mio amato, non erano di ingombro le mie piccole mia e tia, si ho la strana ossessione di dare nomi a tutte le mie cose, e con il tempo ve ne renderete sempre più conto. Tornando al vestito la parte della gonna, diciamo, era a palloncino, o meglio un pochino gonfia sui lati con del tulle come sottoveste, a terra c’erano un paio di decolté panna, anche quelle, sembravo una enorme torta se solo sul cappello avessi avuto una ciliegina sarei stata perfetta. Storsi il naso, come ho già detto tutto questo non era nel mio stile, ma poi rassegnata andai verso la porta ancora assonnata, sistemandomi la maglietta di tre taglie di troppo di Josh, il mio ragazzo, me l’aveva regalata dopo la sua partita di calcio e dopo averla lavata, perché per quanto lo amassi non potevo vivere nel suo sudore, la mettevo ogni volta che ero troppo pigra per vestirmi. Aprii la porta e mi ritrovai davanti delle scarpe laccate eleganti da maschio salii con lo sguardo fino a notare il vestito elegante sul grigio, poi notai il suo sguardo, inarcai un sopracciglio e il ragazzo dai capelli perfetti di fronte a me mi sorrise, amavo quel sorriso, era il sorriso di mio cugino e lo avrei riconosciuto tra un milione di altri sorrisi ricambiai il sorriso ancora addormentata -come sta la mia diciottenne preferita?- mi disse sollevandomi in un abbraccio stritolatore che mi strappò un altro sorriso, dio quanto mi erano mancati i suoi abbracci da orso. -appena mi lascerai andare starò benissimo Baloo- gli dissi cercando invano di respirare -un tempo ti piacevano i miei abbracci- mi fece notare mollando leggermente la presa e sistemandomi i capelli che sembrava avessi pettinato con i raudi -si Liam, ma non sembravo un incrocio tra un leone, una scimmia e un cammello- Liam, mio cugino, il mio cugino preferito, viveva a Londra e da qualche anno con i suoi migliori amici di sempre, li avevo conosciuti quattro anni fa quando, mentre i miei erano a Sidney per un mandato di mio padre di due anni, io ero andata a vivere con gli zii e Liam, erano in quattro ed ognuno era fantastico a modo suo, Louis, aveva la fissa delle carote e pensate che era riuscito a farle mangiare anche a me che odio la verdura, Harry aveva quei capelli ricci che all’inzio pensavo fossero una parrucca, mi divertivo a giocarci, si giocavo con i capelli del povero Harry di continuo quando stavo là, erano così morbidosi, poi c’era Niall, lui mi aveva contagiato con il mangiare ad ogni ora anche all’una di notte, mi svegliavo e dovevo mangiare, glielo rinfaccerò per tutta la vita, per colpa sua ho preso un paio di chiletti, poi chi rimaneva? A si, Zayn, non l’ho mai calcolato troppo per la sua vanità, ogni volta che apriva bocca avrei voluto strappargli le corde vocali per farlo stare zitto, mi urtava il sistema nervoso, soprattutto quando andavamo in giro da qualche parte ed ogni ragazza che passava sembrava fargli i raggi X ovviamente partendo da due zone prima di arrivare alla faccia, la mia fortuna era che non avendo davanzali almeno mi guardava nelle palle degli occhi quando mi parlava. -se è per l’odore si assomigli ad un cammello, dove hai preso questa maglia?- mi chiese mio cugino facendomi tornare sul pianeta terra dopo i miei pensieri vari sui suoi vecchi amici e le partite di calcio che mi facevo con loro, ero sempre in squadra con Liam e Louis perché Harry e Niall dicevano che lasciavano a loro il terzo uomo altrimenti erano troppo scarsi, ma fatto sta che vincevamo sempre noi ugualmente. -me l’ha regalata Josh non è stato dolcissimo?- gli risposi girando su me stessa per fargli vedere la maglia, improvvisamente mi bloccò di spalle prendendo un lembo della maglia e avvicinandoselo agli occhi per guardare meglio -ehi!- protestai cercando di togliergli la presa salda -pure la dedica ti ha fatto? Ti amo?- lesse scettico per poi aggiungere –dove siamo nell’età della pietra antica, non sa che non va più di moda fare dediche?- Io lo guardai ridendo per poi abbracciarlo stretto –awww che tenero,fai il protettivo, sai mi manca dividere la casa con te- dissi sempre tenendolo stretto intorno al collo, mi piacevano quei momenti di famiglia che avevo solo con mio cugino, quei momenti che non condividevo nemmeno con mio fratello Nate, appoggiai la testa sulla sua spalla -a me no- disse lui senza un minimo di ironia. Mi staccai dall’abbraccio guardandolo in un misto di delusione e tristezza con i miei grandi occhioni blu, così si corresse appena in tempo -ma non in quel senso, nel senso che non mi fiderei a farti vivere sotto lo stesso tetto con quei quattro- -beh si la bellezza di noi Payne è piuttosto pericolosa- dissi agitando i miei capelli in stile diva -non ti montare troppo puzzi sempre come un cammello in questo momento, non sei proprio così bella- mi disse ironico, gli tirai un pugno sulla spalla e gli pestai un piede, ma dati i piedi scalzi non ottenni l’effetto desiderato così iniziai a incolparlo -è colpa tua che non mi fai andare a lavarmi- dissi incrociando le braccia al petto -no, non potrei mai vivere con tale peso, vai e torna quando saprai di fragola e cocco- -in realtà quando tornerò saprò di papaya e melone, ma fa lo stesso- dissi facendogli la linguaccia e mi diressi al bagno sotto lo sguardo sorridente di mio cugino che mi bloccò chiamandomi -Lexi, sei il mio cammello puzzone preferito- Io mi voltai ridendo e gli risposi -e tu il mio ramapiteco peloso preferito- detto ciò entrai in bagno per la doccia.
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