replace your heart ~

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. s t y l e s
view post Posted on 8/8/2011, 03:07




Ecco qui, beccatevi la mia nuova effe effe, One Direction,The Wanted, tutti insieme appasionatamente u.u
Sono un po' malata in sto periodo (solo di testa, dont worry) quindi prendetela un po' allegramente LOL

Capitolo 1
Get this Party Started on a Saturday Night



Proprio mentre stavo per entrare in casa e chiudermi fuori dal mondo con una doccia calda mi squillò il telefono. Lasciai andare il borsone della palestra, che toccò terra con un tonfo sordo. Il telefono continuava a squillare. Lo cercai, l’avevo nascosto chissà dove nel borsone. Quando lo trovai mancai la chiamata per un soffio, «pronto?» Domandai poi aprendo la chiamata.
«Hey, Nat, mi sono dimenticato di dirti oggi, che vado dalla zia, sto là un paio di giorni, sai con Matt è messa un po’ male in questo periodo…» Mi spiegò velocemente papà. «C’è da fare la spesa,» aggiunse. «Pensaci tu,» concluse chiudendo la chiamata.
Chiusi il telefono lo gettai nel borsone accanto ai miei piedi e rimasi truce a guardarlo. Spostai velocemente lo sguardo al cielo, era sereno.
Lasciai perdere il cielo e riprendendo il borsone in spalla mi avviai dentro casa. Dovetti cercare anche le chiavi, quindi decisi che bussando avrei fatto prima.
«Chi è?» Domandò la vocina squillante di mio fratello Greyson.
Sbuffai, «l’uomo nero.»
«Allora non ti apro,» concluse per tutta risposta. Lo sentii allontanarsi davvero dalla porta.
«Greyson! Aprimi dai!» Urlai battendo il cinque sulla porta. Mi misi a suonare il campanello, ininterrottamente. «Greyson!» Continuai a tenere il dito sul campanello fino a quando non tornò per aprirmi.
Sentii i passi, e di nuovo la domanda, «chi è?»
Sbuffai, «Greyson, non è più divertente!»
«Sono Emma,» concluse mia sorella aprendo la porta. «Dove hai le chiavi?» Inarcai un sopracciglio e corsi su per le scale, non volevo risponderle, o non l’avrebbe più finita per giorni con la sua filippica sul “le chiavi ti servono, dove le hai messe”. «Seriamente Nat, dove sono le tue chiavi?» Domandò nuovamente chiudendo la porta.
Mi fermai in cima alle scale, la guardai, sbuffai, «nel borsone, okay?»
«Sempre più sfaticato,» concluse tornandosene in salotto.
Non ci feci caso. Andai in camera, lasciai il borsone in mezzo alla stanza. Avevo ancora i vestiti sudati addosso, e puzzavo: necessitavo una doccia.
Avevo voglia di rilassarmi, decisi che avrei fatto un bagno. Così andai ad aprire l’acqua.
Mentre tornavo in camera mia incrociai Emma lungo il corridoio. «Come è andato l’allenamento?» Domandò senza neanche volerlo sapere veramente.
Feci spallucce, «bene.» Sospirai e feci per andarmene. «Ah, Em?»
«Sì?» Chiese dalla soglia della sua camera. Mi domandai se fosse giusto dirglielo subito. «Cosa?» Domandò ancora perché non le rispondevo. «Nathan preferirei non passare il resto della giornata sulla porta della mia camera attendendo che ti venga un’illuminazione.»
«Sì, sì, hai ragione,» conclusi guardandola adirata, «stasera si fa baracca.»
Sbiancò, «stasera? Starai scherzando!»
Feci segno di no, «assolutamente, papà mi ha chiamato, è via un paio di giorni.»
Si diede una pacca sulla fronte, «Geyson?»
Feci spallucce, di nuovo, «con noi, è la mascotte delle nostre feste oramai, cosa lo vuoi cacciare?»
«Come vuoi… Hai già avvisato tutti?» Chiese dubbiosa. Sapevo che stava ancora cercando una soluzione per fare in modo che Greyson non rimanesse con noi a casa. Si chiuse la porta alle spalle e pochi secondi dopo sentii lo stereo pompato al massimo, era una specie di messaggio del tipo “non disturbare”.
Tornai in camera per immergermi ancora una volta nei meandri del mio borsone alla ricerca del cellulare. Non mi ci volle molto per trovarlo, dall’ultima telefonata era rimasto in cima alla pila di abiti da allenamento.
Lo aprii e trovai un messaggio di Niall, il mio migliore amico, “che facciamo stasera, bro?”. Cercai il suo numero tra i preferiti, e lo chiamai, se c’era qualcuno che mi doveva aiutare con la festa dell’estate, quello era Niall.
«Bro!» Urlò aprendo la chiamata. «Allora l’hai letto il messaggio…» Sentenziò, «da quando mi chiami per rispondere ad un sms?»
Risi, «da mai! Però ho notizie calde, le vuoi o chiamo qualcun altro?» Domandai certo di aver ottenuto la sua attenzione.
Sentii uno sbuffo sommesso, «dai, ti ascolterò, ma giusto perché sono tuo amico.» Sospirò, «qualche bella bionda per l’estate?»
«Meglio!» Gli urlai per tutta risposta.
Lo sentii agitato. «Allora? Che è? Nuova macchina? Andiamo in vacanza ad LA o Miami? Il poliziotto non c’è?» Rimasi in silenzio, non volevo rispondergli. «Il poliziotto non c’è?» Chiese di nuovo eccitatissimo. «IL POLIZIOTTO NON C’È!» Urlò eccitatissimo.
«Senti, mi devo andare a fare una doccia, e poi la spesa…» Gli spiegai velocemente, «ci pensi tu ad avvisare tutti?»
«Ovvio,» constato lui. «Alle nove da voi?»
«Alle nove da noi,» acconsentii io. Sospirai e feci per mettere giù. Lo sentii incerto, «che c’è?»
Sospirò, «c’è anche quella gnocca di tua sorella?»
Mi misi a ridere, non sarebbe mai cambiato quel ragazzo, «no guarda, la sfratto. A stasera Niall.» Chiusi la chiamata senza nemmeno stare ad ascoltare se aveva altro da dire. Abbandonai il telefono chissà dove in camera e andai a chiudermi in bagno, immergendomi infine nell’acqua bollente.

Festa significava che più o meno tutti gli adolescenti e quasi maggiorenni di Port Orford sarebbero stati riversati dentro il nostro giardino, sì perché probabilmente la casa sarebbe stata rasa al suo nel giro di alcuni minuti.
Nonostante lo scenario devastante, significava anche che i miei amici sarebbero stati a quella festa, e, nonostante Niall probabilmente avesse già pensato a chiamarli, mi sembrava quantomeno doveroso avvisare almeno le mie amiche.
Non feci in tempo a formulare il pensiero che il telefono cominciò a suonare. Lo lasciai suonare fino a quando non sentii cominciare la seconda strofa di Don’t Stop Believin’ dei Journey. «Pronto?» Risposi infine. «Emma è tutt’orecchie.»
«Certo, ne ero sicura,» concluse sarcastica Layla. «Hai bisogno di una mano?»
Feci spallucce tra me e me, «forse a mettere a posto no, mi faccio aiutare da Grey…»
«Uhm,» rantolò lei dall’altra parte della cornetta, tanto lo sapeva che non le avrei risparmiato del lavoro forzato. «Dai, allora cosa c’è? Il giardino da rendere presentabile e la piscina da pulire?»
Sospirai, «eh… In teoria.»
«Perché dici sempre in teoria?» Domandò adirata. «Tanto alla fine diventa sempre un “in pratica”!»
Mi misi a ridere, «ma se dico in teoria, sembra meno pesante… No?»
«Mi duole dirtelo,» sentenziò sarcasticamente, «ma no.»
Sbuffai, «d’accordo… Alle sette e mezza da me, anzi, facciamo sette!»
Sapevo che dall’altra parte del filo Layla era sbiancata, erano le cinque e mezzo, e lei doveva ancora prepararsi, era pigra quanto me, quindi si stava agitando. «Ma sono le cinque e mezzo!» Urlò mentre io le facevo il verso. «Non ce la farò mai!»
«Pensa che in bagno da me c’è Nat, e dopo che l’ha fatto lui, dovrò farlo io, e poi dovremo fare la doccia!» Conclusi ridendo. «Quindi, gambe in spalla e muoviti!»
Sbuffò, «d’accordo, e poi com’è che io mi faccio sempre coinvolgere nella preparazione di questi festini malefici?»
«Festni?» Ridacchiai pensando alla sua faccia contrariata, «queste sono le feste dell’anno!»
Sospirò, «e ne facciamo una ogni tre giorni quasi! Accidenti quante feste dell’anno.» Concluse ancora più sarcasticamente.
«Già,» annuì io senza che lei potesse vederlo. «Sarà perché vengono bene.»
«Sì,» sospirò ancora, «dormo lì.»
«Tanto non si dorme,» risposi prontamente io.
«Già,» concluse lei.
Sorrisi, «a dopo.»
«A dopo,» concluse lasciando che fossi io a chiudere per prima.
Abbandonai il cellulare sul letto, e diedi una scorsa in giro, dovevo mettere a posto, trovarmi un “outift” per la serata, e nascondere gli “oggetti compromettenti”.
Quando venivano fatte quelle feste erano veramente fatte in stile “American Pie”, il che portava alla demolizione della casa e all’invasione di ogni singola stanza, e solo dio sa quello che veniva combinato in quelle stanze.
Quindi ogni cosa che non doveva essere trovata doveva essere nascosta, in luoghi che potevano essere la cantina, o gli sgabuzzini, nel nostro caso la cantina, soprattutto perché lì dentro era anche custodita la motocicletta di nostro padre, che non doveva assolutamente essere toccata da qualcuno che non fosse lui.
Cominciai a radunare la roba da nascondere sul letto, nel frattempo mettevo un po’ in ordine, misi a lavare un po’ di roba, in modo che quando fossi scesa a prendere lo scatolone per metterci la mia roba avrei portato via anche la roba sporca.
Sentii la porta del bagno sbattere, il che voleva dire che Nathan o era entrato, o era uscito, ma visto il tempo che era passato dalla nostra chiacchierata intuii che forse era uscito.
Presi con me il cesto dei panni sporchi e uscii, la porta del bagno era spalancata, e quella della camera chiusa, mi accostai e bussai, «Nat?»
«Che vuoi?» Domandò con la solita gentilezza da scaricatore di porto.
Sospirai, mi dovevo rassegnare, «a fare la spesa chi ci va?» Speravo in una risposta del tipo “io e Niall”, o “io e Grey”.
«Noi due, chi se no?» Concluse distruggendo ogni mia speranza.
«In realtà speravo in una risposta della serie “io e il mio migliore amico”.» Conclusi sarcastica avviandomi giù per le scale.
«Sogna sogna,» mi canzonò uscendo dalla sua camera in mutande per andare ad asciugarsi in bagno.
Feci spallucce, «be’ tanto male non mi ha mai fatto.»
Mentre andavo in garage diedi una scorsa a Greyson, era esattamente dove l’avevo lasciato mezz’ora prima, sul tappeto in salotto a giocare a San Andreas, oramai avevo imparato anche io il nome dei suoi stupidi giochi. Erano veramente stupidi, solo quello consisteva nell’ammazzare gente, insomma, non è che fosse proprio uno dei migliori giochi del mondo. In effetti mi meravigliavo che mio padre lo facesse addirittura giocare, di solito era uno di quelli “ligi al dovere”, e quel gioco era vietato ai minori di diciotto. Ma a quanto pare, non importava a nessuno. «Greyson non ti fanno male gli occhi?» Lo canzonai sparendo in garage.
«Tu non ti fai mai i fatti tuoi?» Domandò retoricamente senza nemmeno essersi accorto che non ero più lì ad ascoltare la risposta.
Il nostro garage era una specie di labirinto, pieno di scatoloni e robaccia, roba che forse avremmo fatto meglio a sbattere via, o quanto meno selezionare le cose che avremmo voluto tenere. Accesi la luce e mi districai tra le pile di roba per arrivare alla lavanderia, lasciai là i panni sporchi e tornai in garage a prendere uno scatolone qualsiasi per metterci la mia roba. Mi chiusi la porta alle spalle e tornai in camera mia.
«Sei ancora lì?» Chiesi scherzosamente a Greyson che ancora giocava.
«Guarda che se non la smetti ti denuncio!» Sbuffò.
«Ah, ah,» commentai divertita. «Per intralcio a giochi pericolosi…»
«Non sei divertente,» concluse retorico.
«Già,» conclusi abbandonandomi sul divano alle sue spalle, «senti, stasera il poliziotto non c’è…»
Mise in pausa la partita e mi guardò sconvolto, «stai scherzando?»
«No,» dissi facendo segno con la testa, «se Layls arriva che io e Nat siamo ancora a fare la spesa, intrattienila… Okay?»
«Ok,» sospirò, «però devo fare il mago anche stasera?»
Feci spallucce, «se non vuoi no.»
«Bene,» concluse facendo spallucce a sua volta.
«Bene,» commentai io, «vado a vedere com’è messo Nat e poi andiamo, tu… renditi utile.»
Scoppiò a ridere, «certo… Come sempre.» Mi diede le spalle e riprese la sua partita a GTA.
Mi avviai su per le scale urlando a gran voce il nome di mio fratello che comparve con aria contrariata dalla porta del bagno. «Perché urli?»
«Non lo so,» conclusi io. «Ne avevo voglia.»
Mi guardò traluce, «okay, io ho voglia di scopare, ma non salto addosso alla prima ragazza che mi passa davanti per la strada.»
Scoppiai a ridere, «questa era buona.» Dissi contorcendomi sul pianerottolo delle scale. «Davvero, hai battuto te stesso.»
Mi guardò ancora più corrucciato, «ah-ah, senti, diamoci una mossa che è meglio.»
«Sì, prendo la borsa e arrivo,» risposi correndo in camera con ancora lo scatolone da riempire tra le mani. «Aspettami in macchina.»
Fece spallucce e scomparve lungo la scala, «come vuoi.»

«Grey?» Domandai entrando in salotto. «Sei ancora vivo?»
Sbuffò, «sì, sono vivo! Ma siete così sconvolti di quanto io usi quest’aggeggio?»
Feci spallucce, «sinceramente no. Solo che non sapevo come attirare la tua attenzione visto che ti ho chiamato tre volte.»
«Ah,» concluse mettendo in pausa il gioco. «Scusa.»
«Comunque,» cominciai, «stasera il poliziotto non c’è quindi…»
«Me l’ha già detto Em,» mi zittì lui. «Se Layls arriva prima di voi la intrattengo, e stasera idem… Conosco la prassi, grazie.»
Battei le mani, «perfetto… Anche Niall.»
«Se lo dici tu…» Concluse tornando a giocare.
Feci un gesto come a dire “lasciamo perdere” e me ne andai. «Ah, se Em non scende tra due minuti urlale qualcosa.»
«Sì,» mi assicurò esasperato.
Lasciai la porta socchiusa, tanto in un paio di minuti sarebbe dovuta uscire anche Emma.
Entrai in macchina e dopo nemmeno due secondi che stavo seduto cominciai a tamburellare con le dita sul volante. Ero impaziente, non ci potevo fare niente. «Emma dove sei…» Canticchiavo anche tra me e me. Dopo cinque minuti mi misi a suonare il clacson.
«Eccomi! Eccomi!» Urlò seccata. «Sto arrivando.»
Mi misi a cantare l’alleluia, «oh, miss Hale ce l’ha fatta.»
«Sì, ridi pure, tanto se non ci pensavo io ai “fondi festa” andavamo a fare la spesa pagando con i sassolini.» Mi mise totalmente con le spalle al muro.
Sospirai, «okay, questa la vinci tu… Ma non ti ci abituare.»
Arrivammo al supermercato in dieci minuti, e dato che non era orario di spesa il parcheggio era semideserto e parcheggiai accanto ai carrelli.
«All’alcol chi ci pensa oggi?» Domandò distrattamente Emma mentre entravamo.
Feci spallucce, «sinceramente non lo so, Niall sta facendo il giro delle telefonate, vedrai che qualche vecchietto ce lo porta.» Con vecchietto intendevamo chiunque oltre i ventun’anni.
«Perfetto.» Concluse guardandosi intorno per cercare il reparto che interessava a noi. «Comunque a casa deve esserci qualche scorta, nell’eventualità intendo.»
«Bene,» constatai io. Ne io ne Emma avevamo l’età per bere, io diciotto e lei sedici, il che ci faceva veramente piccoli per assumere qualsiasi tipo di alcolico, e tanto meno comprarlo.
Mi squillò il cellulare, ma non me ne resi conto subito, avevo attivato la vibrazione. «Vez,» salutò allegra la voce di Niall. «Dove sei?»
«Al supermercato… Hai trovato l’alcol?» Domandai prima che mi passasse di mente.
Sapevo che stava sorridendo, «Alex, oggi ci pensa lui, con Mike… credo.»
«Ok,» risposi sollevato, «ah, se arrivi a casa non c’è bisogno che passi dal retro, c’è Greyson, suona pure.»
Sospirò, «tra, non farò l’abusivo per questa volta.»
Risi, «e per fortuna aggiungerei.»
«Vado che mi devo lavare,» concluse divertito, «non posso presentarmi a tua sorella in questo stato.»
«Non per guastarti la festa, ma secondo me non gli andresti bene manco se somigliassi ad Orlando Bloom.» Lo sconfortai io. «Ci vediamo dopo vez.» Chiuse la chiamata senza nemmeno ribattere.
Tornai con la testa nel supermercato alla ricerca di mia sorella che era scomparsa chissà dove alla ricerca di chissà cosa. Optai per rimanere dov’ero, così sarebbe tornata lei da me senza nessun mio sforzo, che tanto ci saremmo ritrovati comunque.
«Ecco qui,» sentenziò tornando e svuotandosi le braccia lasciando cadere nel carrello almeno una decina di pacchetti di patatine e popcorn. «Dici che bastano?»
Li guardai di sfuggita, «direi proprio di sì.»

Suonò il campanello e fui costretto a mettere in pausa la partita per l’ennesima volta in quel pomeriggio. «Ma le chiavi non le avete mai?» Urlai andando ad aprire la porta a quelli che immaginavo essere Nathan ed Emma, infondo era già mezz’ora che erano usciti. «Arrivo!» Sbraitai correndo verso la porta. «Certo che ogni tanto portarvi dietro le chiavi male non vi farebbe,» conclusi aprendo.
«Effettivamente è tanto che dico a tuo fratello che dovrebbe farmene una copia,» sorrise Niall sull’uscio. «Ma non mi dà retta,» sospirò malinconico. «Allora macho, come te la passi?» Domandò entrando senza che nemmeno gli dessi il permesso.
«Bene,» risposi distrattamente chiudendo la porta. Ma infondo a Niall non interessava più di tanto dato che era già scomparso. «Fai come se fossi a casa tua.» Conclusi tornando in salotto per spegnere la partita.
Sentii Niall alle mie spalle sprofondare nel divano, «a cosa giocavi?» Domandò vedendomi armeggiare con il joystick.
Feci spallucce, «San Andreas.»
«Ma basta!» Urlò contrariato, «convertiti alla box! Halo è molto meglio.»
Mugugnai, «se lo dici tu.» Suonò di nuovo il campanello, e più esasperato di prima spensi la playstation.
«Vado io,» avvisò Niall alzandosi. «Chissà chi è?»
Lo seguii, e di certo non si trovò davanti mia sorella come sperava, ma bensì Layla. «Hey Layls!» La salutai facendo gli onori di casa per tralasciare la faccia insoddisfatta di Niall.
«Ciao Macho!» Salutò lei. «Queste dove le metto?» Domandò sollevando una busta del supermercato piena di bottiglie di vetro.
Le guardai un secondo, ma Niall rispose prima di me «ma toccava a te portare l’alcol oggi? Ho detto a Alex e Mike di pensarci oggi.»
Layls sorrise appoggiando la borsa accanto alla porta e chiudendosela alle spalle, «lo so, ma erano avanzate a casa mia, sarebbero state da buttare.»
«Ci vuoi avvelenare?» Domandò Niall sbirciando nella borsa.
Layla fece uno dei suoi sorrisi acidi, «tu per primo Horan.»
«Bene,» sussurrai io non volendomi intromettere del tutto. «Niall porta la borsa in garage… Layls… porta la tua roba in camera di mia sorella… Poi tornate in cucina, che ci dividiamo i compiti.»
Ci dividemmo tutti, e non appena tornarono cominciammo a sparpagliarci in giro per mettere in ordine; nascondere, o meglio, preservare gli oggetti fragili; togliere di mezzo gli oggetti preziosi, in questo buco di paese siamo tutti figli di papà, ma qualcuno con le manine lunghe c’è sempre; pulire la piscina; riordinare il giardino; preparare il tavolo per il buffet e gli alcolici, anche se, il tutto sarebbe arrivato più tardi.
Dopo nemmeno un quarto d’ora Emma e Nathan erano tornati, carichi di borse di Walmart pronte per essere sistemate direttamente sul tavolo del buffet.
Per le otto e mezza finimmo tutto, e il primo piano divenne off-limits per noi tre “uomini”; le ragazze dovevano lavarsi e finire di prepararsi quindi noi dovevamo stare “fuori dai piedi”.
Io, mentre le ragazze si preparavano finii la mia partita a San Andreas, mentre i ragazzi si spaparanzarono sui materassi gonfiabili in piscina.
 
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×reäl_chiäreds
view post Posted on 8/8/2011, 09:42




wow mi piace molto come primo capitolo
mi piace questo modo di essere descritto dal punto di vista di ogni fratello (:
non vedo l'ora di vedere come andrà la loro ennesima festa dell'anno della settimana (:
 
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-thatsharry
view post Posted on 8/8/2011, 11:48




come inizio mi piace, continua presto (:
 
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. s t y l e s
view post Posted on 8/8/2011, 12:16




CITAZIONE (×reäl_chiäreds @ 8/8/2011, 10:42) 
wow mi piace molto come primo capitolo
mi piace questo modo di essere descritto dal punto di vista di ogni fratello (:
non vedo l'ora di vedere come andrà la loro ennesima festa dell'anno della settimana (:

oh che cara *-*
sei la prima che fa apprezzamenti su questo modo di scrivere,
quindi, tanta stima u.u (:

CITAZIONE (-thatsharry @ 8/8/2011, 12:48)
come inizio mi piace, continua presto (:

ahaha, grazie (:
 
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Terri;
view post Posted on 8/8/2011, 14:00




Ma scrivi benissimo. *_*
Come inizio mi piace molto,quindi aspetto il prossimo chappy. :3
 
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- nessa.
view post Posted on 8/8/2011, 14:09




Mi piaceee! Continua veciaaa :3
 
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jensenackles*
view post Posted on 8/8/2011, 16:48




ME GUSTA! amo come scrivi e scrivi dei poemi quindi: #epicwin
 
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. s t y l e s
view post Posted on 9/8/2011, 12:05




CITAZIONE (Terri; @ 8/8/2011, 15:00)
Ma scrivi benissimo. *_*
Come inizio mi piace molto,quindi aspetto il prossimo chappy. :3

Oh grazie *-*
bene bene, stasera vedo di accontentarvi u.u

CITAZIONE (- nessa. @ 8/8/2011, 15:09)
Mi piaceee! Continua veciaaa :3

Veeciaaa u.u

CITAZIONE (jensenackles* @ 8/8/2011, 17:48)
ME GUSTA! amo come scrivi e scrivi dei poemi quindi: #epicwin

#EPICWIN, *congheggia*

 
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¶a girl
view post Posted on 9/8/2011, 15:36




wow
mi piacciono queste effe effe one direcdtion + the wanted
v.v
poi se che nathan *___*
va tutto bene!! ahahaha
inoltre quoto la lia: epicwin per il capitolo super lungo v.v
continua cosi!!!! C:
<3
 
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. s t y l e s
view post Posted on 9/8/2011, 15:48




CITAZIONE (¶a girl @ 9/8/2011, 16:36) 
wow
mi piacciono queste effe effe one direcdtion + the wanted
v.v
poi se che nathan *___*
va tutto bene!! ahahaha
inoltre quoto la lia: epicwin per il capitolo super lungo v.v
continua cosi!!!! C:
<3

Che cara *-*
ahahaha, Nate, il mio piccolo scoiattolo,
ce lo devo sempre infilare in mezzo alle storie LOL
oh, siete le prime che adorate i capitoli lunghi, cioè voi siete degli epicwin u.u
 
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. s t y l e s
view post Posted on 9/8/2011, 21:39




E godetevelo, perché fino al 22 non ne vedrete altri (;
<3

Capitolo 2
Get Your Party On



Stavo affacciato alla finestra di camera mia a guardare scocciato la festa in giardino.
Era ingiusto che io fossi così piccolo per stare nel centro del divertimento. Emma era più protettiva di Nathan su questo fronte, e forse non aveva tutti i torti. Sapevo benissimo tutto quello che girava in casa in questi tangenti.
Mi ritrovai a pensare che tanto in autunno avrei cominciato l’high school e quelle feste sarebbero diventate ufficiali anche per me; non avrei più dovuto fare la “mascotte” o l’intrattenitore. Mia sorella mi riteneva troppo piccolo per tutto il casino che si veniva a creare, diceva che a tredici anni facevo bene a giocare con la playstation, quando sapeva benissimo che i discorsi che facevo con Nathan dimostravano perfettamente l’età che avevo, e non quella che lei credeva che avessi.
Sbirciai ancora fuori, c’erano veramente tutti, o quasi, gli adolescenti e le matricole dei college. Tutti gli amici di Nathan ed Emma, e gente che quasi nessuno conosceva ma veniva perché la “festa dal poliziotto è la festa dell’anno”. Che poi non avevo mai capito il nominativo “festa dell’anno” quando ne veniva fatta una ogni due o tre settimane, o quasi.
Fatto sta che alla festa era appena arrivato anche il mio insegnante di pianoforte.
Non potevamo permetterci il conservatorio per cui papà mi aveva concesso di studiare a casa su quello che una volta era il pianoforte della mamma. Mio fratello Nathan, invece, aveva imparato direttamente da lei, fin da quando era piccolo.
Uscii di soppiatto dalla camera, chiudendo la porta a chiave come voleva Emma. Facevo bene a farlo, probabilmente se avessero fatto un sondaggio metà dei bambini nati negli ultimi quattro anni erano stati concepiti nel letto di mio padre, mio fratello o mia sorella, oppure sul nostro divano.
Lungo la scala incontrai un sacco di coppiette che cercavano di appartarsi, e ovviamente avevano trovato tutte le camere occupate, ripiegando quindi ovunque ci fosse un po’ di spazio almeno per sedersi.
Scavalcai la ressa di gente che intasava cucina e sala da pranzo e riuscii ad arrivare in giardino. La musica era talmente alta che non sentivo altro.
Quando arrivai dal mio insegnante fui costretto a tirargli un buffetto su una spalla per farmi notare.
«Greyson!» Mi abbracciò entusiasta della mia comparsa, da come se ne stava in disparte con il suo drink non doveva divertirsi molto. «Mi sembrava di non averti ancora visto!»
Feci spallucce, «i migliori si fanno attendere!»
Rise di gusto, «giusto! Ti stai divertendo?»
Lo guardai allucinato, come se fosse una domanda assurda, «non proprio, fare il recluso non è il massimo.»
Rise ancora, prima di rispondere. «Sei incorreggibile.»
«Greyson?!» Mi fulminò mia sorella, fu l’unica cosa che ricordo di aver effettivamente sentito in mezzo a quel caos. «Grey non sei stato fuori abbastanza?» Domandò scioccata del fatto che ancora non fossi scappato a nascondermi dalla sua furia.
Feci una delle mie facce scontente e mi avviai verso la mia camera.
«È stato bello macho! Ci vediamo lunedì!» Mi salutò il mio insegnante mentre scomparivo in mezzo alla marea di gente con gli occhi di Emma-la-sorella-mastino puntati addosso.

«Non dovreste sempre impedirgli di venire a fare un po’ di festa.» Confidò Nick, guardandomi sorridente mentre guardavo Greyson scomparire tra la folla in cucina.
Sorrisi, «sai Nick, ti pensavo una persona con un po’ più di sale in zucca.»
Fece spallucce, «ne ho più di quanto pensi, e lo sai bene.» Ed era vero, anche quando eravamo più piccoli era serio, e quello che ci teneva in riga quando stavamo per fare qualche stupidaggine. Anche quando stavamo insieme, alcuni anni prima; quella che faceva la spericolata, più da indole che altro, ero io, lui doveva trattenermi, o meglio, come lo definivo all’epoca, “mettermi i bastoni tra le ruote”. Era stato il motivo della nostra rottura.
Era proprio la sua serietà che lo faceva essere la splendida persona che era, e lo splendido insegnante che era diventato per Greyson, cosa che io non credevo sarebbe mai accaduta, data la nostra “separazione”.
Mugugnai, «credo di aver da ridire, a questo proposito.» Solo per il fatto che fosse serio, e gli volessi bene, non voleva dire che dovevo sempre dargliela vinta.
«Dico solo che tanto già a settembre comincerà a non stare più a sentirti… Perché non sei sua madre… Non puoi dirgli cosa fare…» Concluse sempre serio. «Soprattutto non potrai imporgli regole, diventerà un po’ più casinista e dopo aver visto così tanto macello non credo ti ascolterà mai.»
Sbuffai, ogni singola parola che era uscita dalla sua bocca era fottutamente vera, «hai ragione, ma per ora voglio prevenire i danni.»
Fece spallucce, ancora, «come vuoi, io ti ho solo avvertito.»
«Come sempre,» conclusi mentre me ne andavo sorridente.
Entrai dentro casa per vedere se effettivamente mio fratello fosse andato in camera sua. Il salotto era già immerdato completamente, c’erano briciole, lattine, bottiglie, chiazze di qualsiasi-cosa-fosse sui tappeti, e ogni sorta di cartaccia che vagava sotto i mobili.
Sentii la porta suonare e corsi rammaricata da ciò che avevo appena visto, ad aprire, ma quello che comparve sul mio viso non appena aprii la porta era tutt’altro che rammarico. «Pheebs sei venuta!» Urlai saltandole al collo.
Sorrise, «già! Non so quanto ne sono convinta però…» Sussurrò dando un occhiata fugace all’ingresso già pieno di gente sbronza e le scale assediate dalle coppiette.
«Dai dai, sei anche uno schianto con quell’abito!» La incoraggiai facendola entrare. Era veramente bella; aveva un miniabito color azzurro cielo, con una cintura di cuoio legata in vita, e un paio di ballerine in tinta. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo alta sopra la testa che le faceva svolazzare i capelli lisci e lunghissimi. Il trucco era leggerissimo degli stessi toni freddi dell’abito. «In giardino ci sono già quasi tutti! Comprese Layls e Alison.» La sollecitai io.
Fece un sorriso forzato, ma si incamminò verso il giardino sul retro.
«Ps, il professor N è già arrivato!» Le urlai dietro. Aveva una cotta per Nicholas dalla seconda media, più o meno quando eravamo fidanzati, ma all’epoca non eravamo amiche come ora. Sorrise a trentadue denti e scomparve nella ressa in giardino.
Sapevo benissimo, come anche le nostre amiche, che lei non era per niente tipo da festa; non le piaceva il rumore assordante che la musica creava, non le piaceva il fumo che aleggiava, non le piaceva stare in mezzo a tutta quella gente. Lei preferiva semplicemente passare una serata a mangiare pop corn e guardare commedie sul divano.
Ma era anche una delle persone con il cuore più grande che avessi mai visto; lei veniva alle feste solo per stare in nostra compagnia, forse anche con Nick, e farci contente. Noi però, purtroppo, la lasciavamo sempre sola perché finivamo con il primo ragazzo di turno chissà dove.
La lasciai andare da sola perché nel tempo che avevo salutato lei erano arrivati altri, che mi toccò “accogliere”. Gli ultimi della fila erano Louis e Hannah, la “coppia delle coppie” di Port Orford. Non era tantissimo che stavano insieme, però prima di essere fidanzati erano migliori amici e la notizia che del loro “fidanzamento” sconvolse un po’ tutti. Più che altro, forse, perché Louis era uno dei ragazzi più popolari di Orford, e più desiderato; vederselo soffiare così e per così tanto tempo era stata dura per molte ragazze. Soprattutto perché la maggior parte di loro credeva che fossero fidanzati già da tempo.
«Piccola Emma!» Mi salutò Louis entrando. Sbuffai a quell’affermazione, ma non se ne accorse, e nemmeno Hannah. Nonostante mio fratello Greyson avesse solo quattordici anni, lui per gli amici di mio fratello, di conseguenza anche i miei, era Macho, o Grey La Mascotte. Io, invece, ero la Piccola Em, e avevo due anni più Greyson, e due in meno di Nathan. «La festa è cominciata senza di noi?» Domandò Louis guardandosi intorno alla ricerca di qualche viso familiare.
Feci spallucce, «a quanto pare… È un problema?» Domandai maliziosa.
Scosse il capo, «ovviamente no. Ci faremo notare comunque.»
«Sentilo, poco egocentrico il ragazzo.» Sorrisi io lasciandoli passare.
Hannah mi guardò sollevata, «ciao Em, grazie!»
Mi chiusi la porta alle spalle e li vidi sparire nella ressa del giardino sul retro che poco prima aveva inghiottito anche Phoebe.

Mi misi a ridere come un matto, «se continui con queste grandi battutone non concluderai mai niente…» Lo avvisai demoralizzandolo, «Lo sai, vero?» Lui non faceva ridere per le battute che faceva, ma per il modo in cui le diceva.
«Nathan Hale,» cominciò cercando di fare il serio, «ti ho mai detto che come migliore amico fai schifo?»
Mi misi a ridere di nuovo. «Allora perché sei ancora qua?» Domandai continuando a ridere.
«Perché tua sorella non me la da!» Rispose meccanicamente alzando le spalle.
Sospirai, «colpa delle battute!» Mi misi a correre alla ricerca disperata di Emma. Zigzagavo tra la folla, che essendo le tre e mezza andava diminuendo, sperando che Niall mi stesse dietro.
Il fatto che Niall non si desse per vinto mi faceva ridere, era dai tempi delle elementari che gufava dietro a mia sorella, ma lei non gli aveva mai dato corda. Un paio di volte era “stata al gioco”, o almeno era quello che mi riferiva. Dal canto mio ero convinto che ci fosse stata perché ci voleva provare, almeno una volta, giusto per dire che ci aveva provato. Emma era per indole una persona a cui dispiaceva se gli altri stavano male o qualcosa non andava. Quindi secondo me sapendo di Niall ci aveva almeno provato. Ma rimaneva il fatto che non lo avevo mai scoperto, i racconti di Niall a proposito non erano di grande fiducia dato il suo amore sproporzionato per lei, e tutte le stupidaggini che sarebbe stato in grado di raccontare di conseguenza.
Così, tutte le volte che ne avevo l’occasione tentavo di farli finire insieme. Molto spesso arrivavo tardi, ed Emma era o sbronza, o nascosta da qualche parte con qualcuno, o nascosta però con le sue amiche, apposta, da Niall.
Alla fine dei giochi una possibilità gliel’aveva data, e conoscendola se Niall le fosse piaciuto, se lo sarebbe andato a prendere, non lo lasciava su “piazza”.
Ma la speranza è sempre l’ultima a morire, quindi aiutavo Niall in quella specie di impresa impossibile.
«Phoebe!» Esclamai sorpreso passandole accanto. «Ma allora sei venuta!»
Diventò rossa, e nascondendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio mi sorrise, «a quanto pare.»
Sorrisi a mia volta, «bene, saranno felici… le ragazze…» Sospirai. «Ciao Nick!» Salutai dopo essermi accorto della sua presenza. Alzò il drink che aveva in mano a mo’ di saluto. «Okay… Allora, vado…» Conclusi dopo aver capito che avevo interrotto qualcosa. Emma mi aveva parlato parecchio di quanto a Phoebe fosse sempre, o almeno da tanto, piaciuto Nicholas. Effettivamente non capivo per quale motivo nessuno dei due facesse nulla. Da “gossip di corridoio” sapevo che anche Nick era interessato, ma non sapevo quanto. Probabilmente non poco, dato che alle tre e mezza non erano ancora chiusi dentro una camera a scopare.
Lasciai perdere tutto quel filo di pensieri quando mi ritrovai davanti Niall, «dove cazzo eri finito?» Domandò alterato guardandomi piegato sulle ginocchia mentre riprendeva fiato.
Feci spallucce, «a cercare mia sorella.»
Mi guardò ridendo sotto i baffi, «cerchi di rubarmi la dama?»
«Uhm,» commentai facendo finta di pensarci, «se anche fosse?» Domandai scoppiandogli a ridere in faccia.
«Credo che farei emanare una sentenza di morte!» Rispose mettendosi a ridere con me.
Lasciammo perdere tutto quel discorso, tornando a sederci a bordo piscina per rimetterci a chiacchierare di tutto tranne che mia sorella. «Credi che a Nick piaccia Phoebe?» Domandai ad un punto morto di un discorso.
Niall fece spallucce e sorrise, «perché è la tua nuova fiamma?»
Scossi il capo, «no, è che so che a lei piace da un sacco, e pure a lui…» Spiegai senza quasi aver capito cosa avevo detto, per aggiornare il mio amico. «A quanto ho capito almeno… Però non so quanto a lui interessi… Lei… Tutto qui.»
Fece spallucce di nuovo, «non ne ho idea, sai che non la conosco bene.»
Lo guardai stranito, «cosa c’entra che non la conosci bene?»
«Non ne ho idea,» spiegò mettendosi a ridere.
Risi divertito, in quei tangenti non riuscivo mai a fare dei discorsi seri con lui, era come voler ballare il valzer in discoteca.
Il bello di Niall era proprio quello, sapeva divertirsi sempre, sapeva farti divertire, e sapeva stare serio quando bisognava essere seri. Quello non era un momento serio, ed effettivamente lui non conosceva così bene Phoebe da poterne fare una discussione. Guardai l’orologio del telefono, erano le quattro e venti, ciò significava che il bello della festa stava per cominciare.
Port Orford è un paese della costa come tutti, con lo stesso clima di tutti gli altri, e come tutti gli altri essendo giugno cominciava ad esserci veramente caldo. Il caldo voleva dire che la piscina poteva essere sfruttata a pieno, non solo come “lampadario”.
«Che ore sono?» Domandò Niall curioso vedendomi riporre il telefono nella tasca.
Sorrisi, «in realtà lo sai perfettamente!» Mi alzai e cominciai a togliermi gli abiti di dosso per andare ad appoggiarli insieme a quelli di Niall, che stava seguendo il mio esempio, dentro all’armadietto della cucina dove nessuno li avrebbe rubati. «Hai visto mia sorella?» Chiesi curioso a Niall, che sicuramente l’aveva avvistata in giro.
Scosse la testa, «ho paura… È un paio d’ore che non la vedo più…» Concluse sconsolato mentre appoggiava i suoi abiti sui miei e richiudevamo il mobile.
Gli diedi una pacca sulla spalla, «vedrai quante altre belle ragazze ci sono!»

“INIZIA LA FESTA!” Sentii la voce di Nathan amplificata dal microfono del dj provenire dal giardino, e il rumore sordo di chi si buttava in acqua; era l’ora della piscina.
Era uno dei momenti più belli delle feste estive, ci si divertiva davvero tanto. Probabilmente era secondo solo alle capatine alla camera di turno.
Mi voltai a guardare Emma che si rimetteva il costume.
Mi sorrise, «sta volta sei riuscito a slacciarlo completamente!» Concluse mostrandomi il reggiseno del bikini che aveva addosso solo qualche ora prima.
«La tattica si migliora con la… pratica?» Spiegai cercando di trovare un nesso logico tra le parole che erano uscite dalla mia bocca.
Si mise a ridere di gusto, «certo, l’importante è crederci.»
«Dovremmo andare,» constatai guardando fuori dalla finestra di camera sua.
«Dai? Davvero?» Fece scherzosa buttandosi a peso morto sul letto. «Io mi stavo rivestendo solo perché tu continuassi a fare pratica con i doppi nodi del mio costume!»
Risi con lei, mettendomi a sedere a gambe incrociate, «oh, ma la pratica può anche continuare, io mi stavo divertendo!»
Continuò a ridere, quasi alle lacrime. «Uhm, mio caro alunno chissà come mai non stento a crederlo!» Mi canzonò poi alzandosi per darmi un bacio. «Forza signor Payne,» mi incitò sedendosi sulle mie gambe, e dandomi le spalle perché le allacciassi il costume, «la sessione d’esame di oggi si conclude con l’allacciamento!» Si sistemò il bikini e aspettò che glielo allacciassi prima di alzarsi. «Esame superato!» Urlò alzandosi, correndo verso la finestra.
Mi alzai a mia volta, e girai per la camera alla ricerca dei miei boxer e del mio costume che erano finiti chissà dove non appena avevamo messo piede in quella stanza; li trovai ai piedi del mobile sul quale Emma custodiva la sua preziosa collezione di CD. «Io ci sono,» avvertii stringendomi il cordone del costume.
Si voltò verso di me con fare malizioso, «allora andiamo.»
Mi prese per mano, ma dopo un attimo feci passare il mio braccio sulla sua spalla e la strinsi a me. La sua passò dietro alla mia schiena come per ripetere il gesto.
Scendemmo veloci di sotto, la casa era mezza vuota, quasi tutti, quelli meno sbronzi e quelli assolutamente sobri apposta per l’“inizio della festa” erano già corsi in piscina, mentre quelli sbronzi e quelli seduti ai loro capezzali onde evitare di fargli commettere danni, erano in giro accasciati e buttati un po’ ovunque per il salotto, la cucina e la sala da pranzo. Io ed Emma sembravamo usciti da una commedia di Nicholas Sparks a confronto.
Passammo in mezzo a tutta quella devastazione e fummo investiti dall’aura gioiosa del caos della gente in piscina.
«Em! Em! Em!» Sentimmo la voce di una ragazza arrivarci alle spalle e ci voltammo di scatto sorpresi di scoprire che era Alison. «Em! Em! Ho una cosa troppo bella da raccontarti!»
Emma, senza togliere il braccio dalla mia schiena, la intimò a continuare. «Dimmi.» Concluse tornando ad avviassi verso la piscina. «Allora?» Domandò dopo aver atteso qualche secondo guardando Alison senza capire.
L’amica lanciò un occhiata ad Emma e poi a me, «devo-dirti-una-cosa.»
La guardai senza capire, ed Emma fece altrettanto; oramai sapevo più gossip io che Ocean Up, ma preferii non interferire in quel discorso. «Io allora…» Dissi lasciando la presa dalle spalle di Emma, «vado… In piscina, dagli altri…» Conclusi dando un bacio sulla fronte ad Emma e guardando Alison riprendere colore. Mentre mi allontanavo sentii Alison urlare qualcosa come “si sono baciati!”, ma non capii di chi stesse parlando.
Cercai con gli occhi Niall e Nate nella ressa della gente in piscina; li trovai nel centro esatto accerchiati dalla marmaglia. Mi buttai nel primo angolo vuoto che trovai e li raggiunsi velocemente.
«Oh guarda chi abbiamo qui!» Esultò acido Niall. «Liam che s’è appena fatto quella che mi piace!» Concluse urlando.
«Fottiti!» Urlai schizzandogli addosso dell’acqua. «Ha un nome, e non è colpa mia se ha scelto me!»
«Fottiti tu Payne!» Sorrise lui cercando di spingermi sott’acqua con scarsissimi risultati.
Arrivò Nate a dargli una mano, ma i risultati furono ancora più pietosi, «perché mia sorella è sempre al centro dei nostri discorsi?» Domandò divertito allentando la pressione sulla mia spalla. «Parliamo di me, io sono più figo! E non c’è la legge del “ha scelto me!”.» In meno di un secondo si ritrovò sott’acqua.
Noi avevamo questa regola del “ha scelto me”, sembrava una cosa stupida, e forse lo era, però se avessimo lasciato alle ragazze il potere decisionale era meglio. Almeno la colpa sarebbe stata loro, e nessuno di noi avrebbe tradito gli amici. Il fatto che piacesse a me, ma a lei piacesse Niall o Nate era forse un po’ dura da accettare, però la “natura” voleva così e noi le avremmo lasciato seguire il suo corso, sempre e in ogni circostanza.
Emma ne era la conferma, piaceva a Niall da anni, decenni come lo prendevamo in giro io e Nate, però per tutta la buona volontà che anche lei ci aveva messo, non era il suo tipo, ma il mio amico non voleva rassegnarsi.
Infondo un po’ lo invidiavo, insomma tutti e tre eravamo quei classici ragazzi irraggiungibili da romanzo rosa, conquistare le ragazze non era difficile, o almeno quasi mai; il fatto che Niall fosse così determinato su Emma, che avesse trovato qualcuno per cui valeva la pena aspettare, mi rendeva un po’ invidioso.
Nate riemerse dall’acqua sputacchiando, «mi domando cosa combinerete quando saremo in Europa,» domandò alludendo al viaggio che avremmo fatto in Europa a luglio, e al fatto che avevamo passato le ultime tre ore e mezza chiusi in camera della sorella, e non per ascoltare musica. «Le dovrò mettere la cintura di castità!» Concluse rassegnato mettendosi a ridere.
Riflettei un attimo su quello che il mio amico aveva appena detto, erano cinque mesi che io ed Emma stavamo insieme, ma nel giro di un mese sarebbe finita la scuola, e io sarei andato al college. A parte il mese che avremmo passato tutti insieme in Europa non avevo idea di quanto sarebbe durata ancora con lei. Non sono mai stato un tipo da storie a distanza, soprattutto non lo sarei stato in un posto come il college.
L’acqua a canto a me e Nate ci travolse, qualcuno si era buttato in piscina. «Di cosa si discutete miei prodi?» Chiese Emma riemergendo accanto al fratello.
Nate face spallucce, «della tua cintura di castità!»
La sorella gli scoppiò a ridere in faccia, «fossi in te non ci penserei neanche lontanamente!»
«Vedremo in Europa,» concluse Nate ridendo sotto i baffi.
«Nick e Pheebs ce l’hanno fatta!» Ci informò poi venendomi in contro.
«Sono arrivati al letto?» Domandò Niall sgranando gli occhi. Nate e Emma lo guardarono divertiti e gli scoppiarono a ridere in faccia. «È una domanda così assurda?»
Nate gli rispose cercando di soffocare una risata, «mah sai com’è per due che fino ad un mese fa a mala pena si rivolgevano la parola!»
«Niall, Pheebs che non viene mai alle feste, che odia il fumo, che preferirebbe passare il sabato sera a guardarsi film per ragazze?» Gli rispose sarcastica Emma, «secondo te possono essere arrivati al letto?»
Per tutta risposta Niall fece spallucce e si immerse, «be’ ci penserà sicuramente la città dell’amore.»
Nate lo guardò dubbioso, «perché viene anche lei alla fine?»
Emma scosse il capo, «no, i suoi non la lasciano venire.»
«Be’ almeno non sarò l’unico uomo senza dama!» Convenne Niall causando una risata generale.
Rimanemmo in piscina a ballare e dire cazzate fino alle sette meno venti, o giù di lì; quando gli ultimi superstiti cominciavano ad asciugarsi, cercare i vestiti e i partner abbandonati in giro.
In ogni caso noi eravamo gli organizzatori della festa, quindi toccava a noi far scomparire le bottiglie di alcol, lo sporco, i vestiti dimenticati, vuotare e riempire la piscina; ogni cosa che comprendesse la pulizia della casa e renderla esattamente com’era prima che il poliziotto andasse via.
 
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-thatsharry
view post Posted on 9/8/2011, 22:10




ma è una bastardata D:
cè, niall è innamorato di emma, che però sta col suo amico liam ahahahah :')
continua <3
 
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Terri;
view post Posted on 9/8/2011, 22:58




Oh il 'triangolo' Emma-Liam-Niall mi piace ahahaha.
Mi piace il personaggio di Grey. u.u
Ora dovrò aspettare fino al 22 per un altro capitolo...çç
 
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×reäl_chiäreds
view post Posted on 10/8/2011, 08:46




cioè no io amo questa ff è fantastica
adoro ogni singolo personaggio, cosa che succede quasi mai,
voglio anche io una festa così ahahah
questi si che sanno come divertirsi anyway adoro soprattutto i personaggi di Nathan e Niall non so perchè ma mi piacciono un pacco e anche Macho è fantastico (:
 
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- nessa.
view post Posted on 10/8/2011, 11:00




ci piace, ci piace, adesso aspettiamo il 22!
 
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22 replies since 8/8/2011, 03:07   262 views
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