| ThisisMarti |
| | CAPITOLO 2 "Se mi dice così sembra quasi che dovrò dormire in stanza con una pazzoide dalle manie omicide" disse sforzandosi di non ridere. "Signorina Evans non faccia del sarcasmo su, le ho detto che il dormitorio femminile al completo, ma in quello maschile è rimasto un posto libero" sospirò. "Maschile? Oh cielo dammi la pazienza. Non mi dica che devo dormire con Rogers & Co. perchè piuttosto dormo nello sgabuzzino" "Sottolineo, per sua fortuna, la stanza di Rogers, Powell e compagnia bella, è al completo. C'è una stanza da sei però, in cui dormono solo cinque ragazzi, loro studiano qui, non sono in vacanza studio, e a quanto mi ha riferito la preside nessuno di loro ha manie omicide o cose del genere" gli scappò una risatina acuta, quasi inquietante. Madison fece una smorfia, e dal momento che non avrebbe potuto sopportare il prof Wilson per altri dieci minuti, annuì. Donnie aspettava Maddie fuori dall'ufficio in cui il Prof. Wilson si era posizionato momentaneamente. Era seduta su una poltroncina nel corridoio e sgangherava con il suo cellulare. Appena Madison aprì la porta e la richiuse immediatamente alle sue spalle, decisamente non nel suo umore migliore, Donnie si alzò e andò verso di lei. "Tutto sistemato, allora?" disse con un sorriso rassicurante. Maddie fece una smorfia, e sventolò a pochi centimetri dal suo naso le chiavi della sua camera. "Stanza numero 61? Ma non è nel dormitorio maschile?" spalancò gli occhi. "Devo commentare? Cioè ma io dico, tra tutti i prof proprio quel mezzo imbecille di Wilson?! Non ci sono più posti nel dormitorio femminile e così mi tocca dormire con cinque sconosciuti" Donnie le prese lo zaino per aiutarla, mentre Maddie portava la valigia. "Be' forse saranno carini" ridacchiò Donnie. "E' il minimo, direi" rispose Maddie. "Pensa positivo Maddie, pensa se capitavi in camera con Rogers, quello era un incubo!" "In quel caso avrei sfrattato il prof Wilson dalla sua camera, senza ombra di dubbio." risero. "Be' tu come sei messa in camera?" "Non male, poteva andarmi peggio! Tranne Kate Allen che è... be' è quella rompi palle di Kate Allen, con le altre mi trovo bene" Maddie annuì e rispose: "Ecco la numero 61" sospirò. "Tesoro io non entro, vado a finire di mettere in ordine la mia roba, pranziamo insieme?" "Sì, sì, ci vediamo tra un'ora davanti all'entrata!" "Pizza o hamburger?" "Mi metti in difficoltà Donnie, però!" rise. "Hamburger e si va sul sicuro!"
Bussò un paio di volte, in caso il prof. Wilson non avesse avvisato non avrebbe voluto ritrovarsi davanti a scene, be' equivoche. Nessuno rispose quindi entrò. Era stranamente ordinata per essere la camera di cinque adolescenti, soprattutto, maschi. Un divano a tre posti e la tv si trovavano a sinistra dell'entrata, mentre, a destra c'era un tavolo con sei sgabelli, il frigo e un ripiano con quattro fornelli, probabilmente per la colazione. A un paio di metri dall'entrata si trovavano quattro porte. Nella prima c'erano due letti non fatti. Su ognuno c'era un pc portatile, la scrivania sotto la finestra sovrastata da libri e fogli, e entrambe le poltroncine ricoperte da jeans e felpe. Uscì ed entrò nella porta a fianco, Un letto a castello si trovava di fronte alla porta e attaccato alla parete opposta c'era un letto singolo. I letti non fatti e il disordine regnavano sovrani anche lì, forse di più perchè erano in tre e non due. La terza porta era quella del bagno, Maddie se l'aspettò più disordinato di quanto effettivamente fosse. E infine l'ultima stanza, che doveva essere la sua. Le pareti celesti come quelle delle stanze precedenti, una scrivania, una poltroncina e un letto. Maddie cominciò a sistemare le sue cose sulle mensole e nell'armadio. Una volta finito andò a pranzo con Donnie, quando tornò non c'era ancora nessuno e ne aprofittò per fare una doccia in santa pace. Non si fece mancare niente, nemmeno la musica a tutto volume e l'intonare le canzoni, quasi, a squarciagola. Uscì arrotolandosi l'asciugamano attorno il corpo, e i lunghi capelli castani ancora umidicci, prendevano debolemente la loro naturale forma mossa. Senza quasi accorgersene si trovò faccia a faccia con quello che probabilmente era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto, Madison non riuscì a spiccicare parola, persa completamente in quegli occhi verdi e lucidi. Si sitrinse le mani attorno al petto per fermare l'asciugamano, come se avesse paura che potesse cadere da un momento all'altro. "E' il mio compleanno oggi, per caso?" disse il ragazzo e un sorriso gli illuminò il volto. Aveva una voce bassa e calda di quelle che ti davano una stretta al cuore ogni volta che le sentivi, di quelle che ti facevano sorridere senza motivo. "Non saprei" rispose Maddie, con il tono più distaccato che potesse fare. "Be' sarebbe stato un buon regalo di compleanno, trovarsi una ragazza come te nel proprio bagno" Maddie si spostò una ciocca di capelli che le era finita di fronte agli occhi, imbarazzata. "Mi sa che è diventato nostro..." "Nostro?" "Non so per quanto ma be', sì, nostro" Il ragazzo fece una smorfia sorpreso, ma non fece in tempo a rispondere che altri quattro ragazzi entrarono con alcune borse, chiaccherando e ridendo rumorosamente, ma alla vista di Madison e del ragazzo si rivolsero verso di lui. "Harry, c'è una regola che dovresti rispettare" il ragazzo che parlò aveva gli occhi verdastri e i capelli biondicci, indossava un paio di jeans e una maglia a righe verdi e bianche. Il ragazzo che avevo incontrato fuori dal bagno, che a quanto pareva si chiamava Harry, si voltò verso di lui e scoppiò a ridere. "LOUIS! Io non ho infranto quella regola! Io non la conosco mi stava giusto spiegando perchè era qui" e si scompigliò i capelli castani e ricci. "Io direi che la lasciamo andare a vestire e poi ci facciamo spiegare, no?" il ragazzo che parlò era di un biondo chiarissimo, aveva la carnagione chiara e gli occhi di un azzurro candido. "A me andava bene anche così, anzi..." rispose Harry mentre Madison, che probabilmente era diventata rossa come un pomodoro e si sentiva il viso in fiamme dalla vergogna, tornava verso camera sua ripensando a quello che doveva essere stato il momento più imbarazzante di tutta la sua vita.
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