| CHAPTER 1
Qualcuno bussò violentemente alla porta. Tirai giù la maglia che avevo sollevato per controllare se la pancia fosse cresciuta. Come avrei fatto a nasconderla? Il panico si insinuò nel mio corpo provocandomi un fastidioso sfarfallio allo stomaco e decorando la mia pelle di brividi. “Emma devo fare pipì, ti prego libera il bagno!” la voce di Niall mi fece tornare con i piedi per terra. “Si, scusa ho fatto!” dissi prendendo il test di gravidanza e nascondendolo provvisoriamente nel cassetto degli asciugamani. Mi sarei dovuta ricordare di riprenderlo e gettarlo il più lontano possibile da casa. Aprii la porta e quegli occhi azzurri come il cielo di Niall mi scrutarono vigili come se cercasse di captare i miei pensieri. Poi mi sollevò e mi portò di peso fuori dal bagno. “Ma che fai palloso?” chiesi ridendo e malmenando la sua schiena. “Devo pisciare Emma! Abbiamo bevuto 4 birre a testa per scommessa e ora la mia vescica sta chiedendo pietà.” Disse chiudendo la porta. Decisi di aspettare lì fuori così da correre dentro, riprendere il test ed eliminarlo il più in fretta possibile. La porta si riaprì qualche secondo dopo. “Mi stavi aspettando? Avevi paura che non riuscissi a centrare il wc!?” Lo fulminai con lo sguardo ma il suo aspetto da eterno Peter Pan riuscì comunque a strapparmi un sorriso. Quanto potevo adorare questo ragazzo? “Niall, smettila di tormentare mia sorella! Tanto non ti si fila!” urlò Louis colpendo l’amico sulle spalle. “A lei piacciono stronzi e dannati proprio come..” continuò mio fratello concludendo la frase con un occhiolino. Niall ci rivolse uno sguardo curioso e indagatore segno che voleva assolutamente sapere chi fosse il “cupido del mio cuore” come lo definiva Harry. “Certo, tenetemi sempre all’oscuro di tutto voi due! Bravi, bravi” disse Niall assumendo uno sguardo da finto offeso, senza ottenere successo, ovviamente. “Oh ma che è questo circolo davanti al bagno?! Mi sono perso qualcosa?” chiese Harry baciando sulla guancia mio fratello. Harry, anche conosciuto come il riccio, era il mio compagno di classe sin dall’elementari e mio amico storico. Ovviamente passando i pomeriggi a casa mia per studiare o giocare alla playstation conobbe anche Louis e quella che sembrava una profonda amicizia si trasformò in qualcosa di nuovo per entrambi. Non ammisero subito la loro omosessualità, anzi, la nascosero per quasi un anno limitandosi a rapide occhiate, a sorrisi maliziosi, a battutine che solo loro potevano capire ma, quando finalmente decisero di confessarsi, tutti noi fummo davvero felici di vederli finalmente privi di un peso così grande. Diversa fu invece la reazione dei miei genitori, classica coppia dalle strette vedute, che consideravano il figlio come una profonda delusione. Louis non si oppose a quel clima teso, anzi, cercò e cerca tutt’ora di andare avanti senza prestare troppa attenzione agli sguardi pieni di lacrime di mia madre o alle battute pesanti di mio padre. “Non vogliono dirmi con chi se la fa Emma!” disse Niall puntandomi il dito contro. “Io non me la faccio proprio con nessuno!” risposi solleticandolo sulla pancia. “La cara e dolce Emma non è più così innocente è tesoro?” disse Harry rivolgendosi a Louis. “Ok basta, basta! Siete tutti dei rompi palle! Andiamo di là!” incitai gli altri che accettarono l’offerta e cominciarono a correre e a spintonarsi così da prendersi i posti migliori del divano. Risi alla scena che mi si presentò davanti. Erano ammucchiati uno sopra l’altro schiacciando Liam che nel fondo cercava di liberarsi dalla presa degli amici. “Basta, mi state soffocando” urlò con tutto il fiato che aveva, scatenando ancora di più il riso degli amici che non volevano proprio lasciarlo andare. “Siete dei bastardi” dissi loro lasciandomi cadere sulla poltrona. “Cazzo il test di gravidanza” pensai fra me e me e quando feci per alzarmi e correre in bagno suonò il campanello in modo molto insistente. “Emma vai tu per favore? Siamo troppo impegnati a torturare Liam” disse Louis impegnato a schiacciare l’amico. “Ma certo no, uccidetemi visto che ci siete! Ve la farò pagare luridi…” si lamentò il poveretto che cercava di libare le mani dalla presa di Harry. “Non si dicono parolacce Liam” lo ammonì il riccio. Sbuffando mi diressi alla porta e l’aprì trovando davanti l’unica persona che non avrei proprio voluto incontrare. “Mi stavi aspettando?” la sua voce calda come il cioccolato mandò in subbuglio il mio cervello e l’unica cosa che uscì dalla mia bocca fu un balbettante: “Che cosa ci fai qui?”.
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